Vorrei fornirti una buona dose di consapevolezza per quanto riguarda il problema dello scarto incostante.
Se sei realmente interessato a fare la differenza nella tua fonderia, ecco servite su un piatto d’argento alcune nozioni tecniche ricavate da prove reali.
Sto parlando di esempi reali, numeri tangibili e riscontri matematici con i quali ti puoi direttamente confrontare.
È arrivato il momento di fare scoprire il segreto per rendere costanti e perfettamente controllabili gli scarti di produzione delle tue fusioni.
In effetti, questa problematica è una vera e propria spina nel fianco!
Il motivo si congiunge quasi sempre alle medesime considerazioni.
Desidero farti capire quanto è autodistruttivo compiere azioni sbagliate, valutate con metodi improvvisati, volti alla conoscenza superficiale di qualche parametro di processo che, dal punto di vista della qualità delle fusioni, non ti porterà molto lontano.
Ecco cosa voglio mettere in primissimo piano.
Di seguito, ti voglio riportare un esempio reale, relativo ad una prova stampo, mettendo a nudo tutte le scelte tecniche effettuate a priori, effettuando una analisi comparativa di costo e di inefficienza produttiva che tale scelta ha portato nel tempo.
Preparati a restare estremamente sorpreso!
Purtroppo, il cliente mi ha interpellato a causa di un scarto di produzione fuori controllo: sto parlando di produzioni con scarti che vanno dall’8% fino al 50% circa.
Il pezzo ha caratteristiche prevalentemente estetiche (maniglia), ma il suo spessore particolarmente ridotto (in combinazione con la sua estensione di superficie) ci ha costretto a cercare di massimizzare anche le performance tecniche della fusione.
Lo stampo presenta le seguenti caratteristiche.
-Stampo a 2 impronte, con massa di circa 125,0 g.
-Massa di un singolo fagiolo pari a circa 25,0 g.
-Massa di materozza e canali pari a circa 271,0 g.
-Macchina scelta: 135 tonn.
-Diametro del puntalino scelto: 12 mm.
-Area frontale totale della stampata pari a circa 263,48 cm2.
-Spessore minimo dei pezzi: circa 2,0 mm.
-Carrelli radiali presenti: 2.
Ti riporto, di seguito, i dettagli relativi alla pressa.
-Forza di chiusura massima dell’impianto: 135 ton.
-Diametro del pistone di iniezione: 50 mm.
-Pressione specifica sul metallo desiderata per la compattazione ottimale del pezzo: 200 Kg/cm2 (il pezzo è estetico).
-Velocità ottimale di seconda fase per riempire le impronte: circa 2,5 m/s (si tratta di un valore estremamente elevato) per prendere una velocità di attacco di circa 44,6 m/s.
-Corsa del pistone in seconda fase: circa 23,58 mm (anche in questo caso, si tratta di un valore estremamente elevato).
Alla luce di dati di processo così tirati, a seguito della prove in fonderia, ho misurato alcuni feedback di processo.
Ti riporto di seguito i risultati.
Avvicinandoci ad un approccio scientifico del processo, abbiamo potuto notare che il diametro ottimale del puntalino da utilizzare è pari a 11mm, mentre nella prova era presente un puntalino da 12mm di diametro (ci siamo).
Il pistone di iniezione esegue una corsa di seconda fase di ben 23,58 mm.
Obiettivamente, per una pressa di questa taglia, la corsa è eccessiva per avere una risoluzione di regolazione del processo ottimale, evidenziando come la pressa vada pesantemente in crisi con il parametro fondamentale per questo tipo di fusione: il tempo di riempimento.
Dopo aver eseguito una serie precisa di calcoli, ho potuto notare che il jet viene preso per un range di velocità di seconda fase del pistone di iniezione compreso tra 2,18 m/s e 3,64 m/s.
In effetti, i valori ottimali di tale parametro, a carico (ossia con lo stampo collegato alla macchina), dovrebbero stare tra 1 e 2,5 m/s.
Ciò evidenzia nuovamente che la pressa è decisamente al limite per lo stampo.
Infatti con questo valore di velocità si innescherebbero gravi problemi di difficoltà di riempimento dello stampo.
Questa può anche essere fonte di grosse turbolenze per il getto pressofuso.
A conti fatti, ti faccio notare che la forza massima di apertura dell’iniezione è prossima a 248,65 tonnellate rispetto all’area frontale totale ed è prossima a 125,77 tonnellate rispetto all’area frontale di canali e materozza (compresi i dovuti margini).
Questi dati denotano come la pressa sia in condizioni critiche di lavoro.
Ciò è dimostrato dal fato che gli operatori hanno confermato che la macchina lavora con una velocità di seconda fase prossima a 1 m/s (anziché andare a circa 2,5 m/s).
Questo dato indica che siamo pesantemente al di fuori della zona di jet.
Ovviamente l’elevata percentuale di scarto incide pesantemente sul costo pezzo finale.
Desidero farti vedere quanto sta accadendo in termini di processo, proprio sul diagramma della velocità del pistone di iniezione.
La forma della curva di velocità identifica un processo di riempimento al limite, con totale assenza di margine della pressa che il cliente ha deciso di utilizzare.
A fronte di problematiche di processo così importanti, l’unica idea sensata da applicare sarebbe l’utilizzo di una pressa di dimensioni maggiori (ad esempio una macchina da 190 tonnellate) con un pistone di maggiore diametro (ad esempio 60 mm).
In questo caso la situazione si riprenderebbe decisamente e rapidamente: la corsa di seconda fase si ridurrebbe a 16,38 mm (sarebbe ottimale), la velocità di seconda fase passerebbe a 1,73 m/s (diventando molto più gestibile) mentre la forza di apertura dello stampo passerebbe a circa 204,31 tonnellate (diventando molto più gestibile).
Detto ciò, la conclusione è una logica conseguenza.
Ecco perché è fondamentale focalizzare la tua attenzione su tecniche di regolazione del processo scientificamente provate, con lo scopo di arrivare a un punto di equilibrio della pressa asintoticamente stabile e imperturbabile nel tempo.
Fondamentale è crescere e capire cosa fare per stare lontani dagli errori che ti ho fatto vedere.
Se non possiedi il know how adeguato per invertire questa rotta, puoi comunque fare molto per tua azienda.
Soluzioni alternative come il vuoto o distaccanti “particolari” sono utili, generalmente, per “tamponare” questi problemi.
Attenzione perché stai rischiando di lavorare con scarto incontrollato.
Puoi appoggiarti a chi ha già affrontato e risolto brillantemente questi problemi in innumerevoli situazioni.
Ecco come devono essere analizzati i problemi che ti ho esposto puntando sempre all’eccellenza produttiva della tua fonderia.
Calcoli precisi e strategie di regolazione scientifiche, ad esempio, ti permetteranno di trovare sempre la quota di intervento ottimale della seconda fase.
La corretta lettura e la corretta interpretazione delle le curve di iniezione della macchina ti aiuteranno a capire se hai centrato correttamente il range di velocità di seconda fase del pistone di iniezione della pressa.
La matematica, unita alla tua esperienza, ti aiuterà a trovare la mappe dei tempi di riempimento di tutte le impronte in maniera corretta.
Le curve di iniezione dei tuoi impianti saranno il radar che ti permetterà di misurate tutte le velocità di attacco dei pezzi, sia in entrata che in uscita.
Vecchi metodi improvvisati di analisi e di controllo del processo ti possono portare fuori strada.
Il tuo processo produttivo continuerebbe ad essere instabile.
Gli scarti di produzione sarebbero elevati, casuali, imprevedibili, molto costosi e deleteri.
La produttività della tua fonderia non decollerebbe mai.
I margini di investimento che avevi una volta sarebbero solo un amaro ricordo.
Avrai immediata consapevolezza in merito a problematiche di processo.
Ridurrai drasticamente le non conformità dei tuoi clienti.
Avrai il processo produttivo della tua fonderia perfettamente sotto controllo.
Ridurrai realmente gli scarti.
Eviterai problemi legati a regolazioni non efficienti delle tue presse.
Allora, anche tu vuoi finalmente sostituire scarti e inefficienza a produttività e guadagno?
Roberto Camerin
L’esperto del processo di pressofusione
L'esperto nella riduzione degli scarti nel processo di pressofusione