DICONO DI ME: “…REGOLAVO IL PROCESSO CON I 5 SENSI METTENDO A RISCHIO LA PRODUZIONE…”

Esiste chi, grazie all’implementazione del Metodo scarto Zero, è riuscito a dimenticare i vecchi inutili e dannosi 5 sensi per regolare le sue presse.

Naturalmente, ti suggerisco nuovamente di collegarti alla pagina “Testimonianze” del mio blog per leggere di persona alcuni dei feedback che i miei clienti mi hanno lasciato.

Ecco cosa ha detto qualcuno di loro.

F & G Srl

Molte cose che abbiamo scoperto grazie al contributo di Roberto erano sconosciute e il lavoro si eseguiva sulla base di esperienze decennali: le tecniche di regolazione descritte nel libro di Roberto (Zama Scarto Zero), come la regolazione a orecchio e a occhio calzavano perfettamente al nostro caso”.

Cast System Srl

Consigliamo il percorso che propone Roberto perché è molto interessante capire che le macchine non possono più essere regolate a occhio, orecchio, naso, o con i 5 sensi come una volta; non basta più sentire la macchina che “picchia”, che “fa rumore”, bisogna gestire molto bene una serie di parametri”.

Questa è la situazione nella quale puoi trovarti se non decidi oggi stesso, adesso, ora, in questo momento di investire nella conoscenza, nell’esperienza di chi ha messo a punto il primo metodo certo per abbattere gli scarti nella fonderia.

Quali rischi può correre la tua fonderia se decidi di continuare a regolare le presse con i vecchi 5 sensi?

Gli standard qualitativi che ti chiedono i clienti oggi, domani mattina inizieranno ad essere obsoleti e superati da richieste sempre più stringenti.

Probabilmente, i costi energetici per la gestione della tua fonderia saranno più alti: prova ad analizzare il trend legato ai picchi di costo dell’energia degli ultimi anni e vedrai che ciò che ti sto dicendo corrisponde ad una amara verità.

Dobbiamo fare dell’efficienza e della concretezza la mission del nostro lavoro nei prossimi anni se vogliamo sperare di resistere alla prossima crisi, che annienterà inesorabilmente coloro che non si adegueranno a questa legge di mercato.

Cosa significa, nel concreto, questa affermazione se la trasportiamo nella tua fonderia?

Cosa può realmente aiutarti a renderla concreta ed efficiente in ogni suo aspetto strategico, progettuale e produttivo?

Non sicuramente la vecchia regolazione a 5 sensi dei tuoi impianti.

Cerchiamo di capire insieme quanto è autodistruttivo continuare a regolare le macchine di pressofusione con metodi improvvisati assolutamente inutili, volti alla conoscenza superficiale di qualche parametro che, dal punto di vista della qualità delle fusioni, non ti porterà molto lontano.

Analizziamo nel dettaglio la regolazione basata sui 5 sensi e vediamo cosa  potrebbe procurare alla tua fonderia in un periodo non necessariamente lungo.

Ecco in cosa consiste la deleteria tecnica dei 5 sensi.

1-Regolazione ad orecchio: “esiste la convinzione che una macchina ben regolata possa emettere un suono secco e armonioso del pistone di iniezione”.

In effetti per lunghissimi anni si sono regolate le macchine per pressofusione con questa convinzione, che, tutto sommato, ha anche alcuni riscontri sulle stampate.

È necessario, però, focalizzare una considerazione molto importante: il “suono secco e armonioso del pistone di iniezione” è il frutto di una velocità di picco del pistone di iniezione e di una pressione idraulica ben precisa.

A quali valori delle grandezze fisiche che ho introdotto bisogna fare riferimento per essere certi di aver centrato una regolazione stabile nel tempo della macchina?

Naturalmente non esiste un valore sempre uguale e ripetibile di velocità e di pressione: queste variabili andrebbero calcolate a tavolino e verificate in maniera precisa in fonderia quando stai eseguendo la regolazione della pressa.

Attenzione: ho parlato di regolazione stabile nel tempo, considerando che eventuali perturbazioni di alcune variabili non devono spostare sensibilmente il punto di equilibrio della pressa che hai trovato.

2-Regolazione ad occhio: “si crede che osservando la stampata, si modificano i parametri di iniezione finché non diventi bella bianca”.

Questo è senza dubbio il primo e il più semplice controllo in linea che un operatore di macchina possa eseguire.

Possiamo anche affermare che, in alcuni casi particolari e, in assenza di requisiti qualitativi particolarmente estremi, possa anche bastare.

I veri problemi iniziano nel momento in cui il pezzo deve rispettare requisiti meccanici molto precisi.

In effetti, non sono affatto rari i casi di stampate “belle bianche”, ovvero con requisiti superficiali discreti, che dal punto di vista strutturale presentano infiniti problemi.

Purtroppo, senza saperlo a priori, chi ha regolato la pressa si è preoccupato solo di curare gli aspetti che estremizzano la qualità superficiale del pezzo, scordandosi completamente di curare i parametri che permettono di incrementare la qualità strutturale del getto.

Inoltre, esistono anche casi di stampate “belle bianche”, quindi con i parametri che ti ho accennato particolarmente curati dagli operatori di fonderia, che, al rientro dalla galvanica, generano una percentuale altissima di scarto.

In questo caso cosa può essere sfuggito?

Quali parametri di processo era necessario misurare e monitorare durante la produzione per evitare che tutto ciò accadesse?

Se tu dovessi stampare un pezzo con elevati requisiti estetici e tecnici al tempo stesso, cosa fai?

Quali parametri curi meglio di altri per evitare di avere problemi in fase di test o di consegna dei pezzi al cliente?

Purtroppo, se non curi gli aspetti giusti del processo, rischi di non andare molto lontano con la tua produzione.

3-Regolazione a tatto: “si pensa che la stampata debba essere bella e compatta, i pezzi non debbano staccarsi dagli attacchi solo per l’intervento del tavolino di estrazione”.

In effetti, se provi ad analizzare bene questa frase, potresti trovare nascosta anche qualche verità.

Ma c’è un problema!

La geometria degli attacchi di colata può influenzare pesantemente questa proprietà della stampata.

Prova a pensare a questa considerazione: un attacco di colata curvo offre una resistenza alla smaterozzatura superiore rispetto a quella che può offrire una attacco lineare, a parità di spessore e di lunghezza.

Magari il pezzo stampato con l’attacco ricurvo, anche se l’impronta non si stacca dai canali dopo l’intervento del tavolino di estrazione, potrebbe essere stampato sensibilmente peggio rispetto al pezzo con attacco lineare.

Inoltre, a parità di area, una impronta con un attacco di maggiore spessore offre sicuramente una resistenza alla smaterozzatura superiore.

Quindi, anche questa considerazione, se non supportata da raffronti tecnici e scientifici sulle variabili di processo, non ti porta a raggiungere lo standard qualitativo che ti serve.

Inoltre, le termiche di processo possono influenzare pesantemente il distacco dei pezzi dagli attacchi.

4-Regolazione a naso: “si crede che per trovare il migliore compromesso di regolazione, a volte basti toccare i parametri che apparentemente (a occhio) danno una buona resa sul pezzo (stampata “bella bianca”), ma nella pratica possono creare davvero grossi problemi durante le fasi di finitura”.

Ecco l’assoluta verità in merito alla considerazione che ho riportato.

Presta molta attenzione a ciò che stai facendo in fonderia perché, se non sei adeguatamente preparato ad affrontare i problemi che si potrebbero presentare, l’apparenza ti potrebbe ingannare creando il preludio per un disastro di grande portata!

Andare a naso in fonderia è pericolosissimo: ti può andare bene una volta, forse due, ma, prima o poi, la Dea bendata ti porterà inesorabilmente il conto.

5-Regolazione a gusto: “se il pezzo non si piega o spezza con la forza bruta o con i denti, allora probabilmente è stampato bene”.

È inevitabile ricordare che questa non è una regola matematica, scientifica, legata a calcoli precisi che possano darti una direzione precisa rispetto agli standard qualitativi che desideri ottenere dai pezzi che stai stampando nella tua fonderia.

Quale strumento di misura puoi usare per definire la forza che ti può indicare se un pezzo stampato bene evita di piegarsi o spezzarsi durante un test totalmente improvvisato?

La forza necessaria per piegare un pezzo dipende da moltissimi parametri che devono essere incrociati tra loro: la lunghezza del pezzo, la larghezza, lo spessore, l’eventuale raggio di curvatura, l’eventuale presenza di nervature che possono incrementare o meno la robustezza della sezione longitudinale, ecc…

Quindi, anche in questo caso, l’analisi scientifica del processo è determinante per stabilire se ciò che hai stampato è conforme o meno con gli standard qualitativi che i tuoi clienti ti stanno imponendo.

Ti assicuro che nelle fonderie che ho frequentato e sto frequentando tutt’ora, ho visto cose molto originali!

Infine, resta da analizzare l’ultimo senso, quello più pericoloso, perché si basa sulla totale assenza di regole matematiche certe che ti possano aiutare a monitorare e regolare il processo in maniera perfettamente scientifica e certa.

Sto parlando della famigerata Dea bendata, che qualche volta ti è venuta incontro a braccia aperte mettendoci qualche pezza e aiutandoti a consegnare i pezzi al tuo cliente più importante nel momento giusto, ma nella stragrande maggioranza dei casi ti ha abbandonato lasciandoti completamente solo e in balia dei tuoi problemi!

Regolazione a fortuna: “durante la campionatura ci si rivolge alla Dea bendata e se tutto va bene, allora in futuro non ci saranno mai problemi”.

Sarebbe troppo bello!

Se così fosse, potremmo dimenticarci della professionalità delle persone, lasciando gli impianti in fonderia in mano a macellai, farmacisti, ortolani, cuochi, falegnami, pescivendoli o enologi e ottenere sempre esattamente lo stesso risultato.

È ovvio che devi essere esperto di settore nel campo della pressofusione, magari facendoti supportare da numeri e formule matematiche che ti aiutino a capire cosa stia accadendo dentro il tuo stampo, per tenere sotto perfetto controllo il processo di pressofusione, avendo la certezza che ogni azione che compi porterà a conseguenze certe e misurabili.

Insomma, ogni buon motivo che puoi avere per stare lontano dall’utilizzo “improprio” dei “5 sensi” è un vero e proprio toccasana.

Se così fosse, allora dovrai assolutamente dimenticarti dei 5 sensi, che ti ho appena descritto, per la tua fonderia.

Io, personalmente, ho preferito focalizzare la mia attenzione su tecniche di regolazione del processo completamente differenti, con lo scopo di arrivare a un punto di equilibrio della pressa stabile e imperturbabile nel tempo.

L’ottimizzazione del processo di pressofusione, con l’obiettivo di studiare e applicare il primo metodo certo per abbattere gli scarti nel processo di pressofusione che si appoggia su regole matematiche certe e si dissocia completamente dai 5 sensi, oggi è una realtà.

Se non vuoi conoscerne i dettagli, se pensi di conoscere tutto del mondo della pressofusione, se credi che non esistono margini di miglioramento nella gestione del processo e nella gestione della fonderia, mettiti al riparo dal prossimo disastro!

Come puoi pensare che i 5 sensi possano prevenire in futuro i problemi che ti ho esposto precedentemente?

Avrai sempre la Dea bendata dalla tua parte, nel posto giusto e nel momento giusto, a seconda delle tue necessità?

A disastro compiuto, avrai sempre a disposizione qualcuno che ti aiuterà a risolvere realmente i problemi che continuano inesorabilmente a perseguitarti?

Per finire, quanto denaro hai inutilmente speso nel corso degli anni affidandoti ai 5 sensi?

Non ha “senso” infilarsi in un vicolo cieco!

Sto analizzando da molti anni le problematiche focalizzate sulla produzione di fusioni di vera qualità.

Ecco come analizzo i problemi che ti ho esposto puntando sempre all’eccellenza produttiva della tua fonderia.

Con un metodo certo e con formule matematiche che, associate alla tua esperienza, possono fare la vera differenza nella tua fonderia!

Calcoli precisi e strategie di regolazione scientifiche, ad esempio, ti permetteranno di trovare sempre l’accoppiamento ottimale tra macchina, pistone e stampo.

La corretta lettura e la corretta interpretazione delle le curve di iniezione della macchina ti aiuteranno a trovare un punto di equilibrio stabile nel processo produttivo.

Il software del controllo qualità dei tuoi impianti sarà il radar che ti permetterà di monitorare nel tempo cosa stai iniettando nel tuo stampo in tempo reale.

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Sostituendo i 5 sensi con un metodo scientifico certo, potrai applicare anche alla tua fonderia criteri certi di regolazione del processo, volti all’abbattimento dello scarto medio di produzione, all’ottimizzazione dei costi, all’incremento dell’efficienza produttiva degli impianti che poterà ad un incremento della tua efficienza produttiva e del tuo fatturato.

Puoi continuare a percorrere la tue vecchia strada, una strada tortuosa e pericolosa, che finirà verosimilmente in un vicolo cieco.

Allora, ti ricordo cosa potrebbe capitare in questo caso.

-Continueresti a regolare il tuo processo produttivo con un metodo che non ha nulla di certo e di sicuro.

-Avresti un rischio costante di non conformità di processo nella tua fonderia.

-I costi legati alle inefficienze sarebbero elevatissimi.

-La produttività degli impianti resterebbe a livelli inaccettabili.

Ecco gli importanti risultati che otterrai nella tua fonderia, se ti affidi al metodo di lavoro più efficiente e collaudato da molte aziende.

-Potrai ridurre gli scarti di un fattore decimale in meno di 2 mesi.

-Abbatterai drasticamente le non conformità dei tuoi clienti.

-Avrai il processo produttivo della tua fonderia perfettamente sotto controllo.

-Risparmierai molte ore di lavoro e denaro per rincorrere e risolvere i soliti problemi che ti perseguitano da anni.

-Sarai un esempio di efficienza produttiva per i tuoi clienti.

Facciamo decollare insieme la tua fonderia e preparati a raccogliere finalmente i frutti del tuo lavoro e dei tuoi sacrifici!

Allora, anche tu vuoi finalmente liberarti dai maledetti 5 sensi hanno complicato la gestione della tua azienda?

Se veramente sei interessato ad approfondire quanto ti ho appena raccontato…

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Roberto Camerin

L’esperto del processo di pressofusione zama

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